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Casa all'Eur

Le storie, nell’architettura degli interni, non sono mai ripetibili:
cambiano le città, i quartieri, le persone, le esigenze, le aspettative, i budget.

L’iter progettuale, invece, rimane lo stesso: partire dalla città per poi arrivare al quartiere,
alle persone, tenendo conto delle esigenze, rimanendo nelle aspettative e rispettando i budget.

Roma, quartiere Eur | 1970.
Il racconto | abstract di un’intervista a Federico Fellini.

“In effetti questo è un quartiere che mi piace moltissimo. Io non so perché mi piaccia tanto, ci
sono parecchie ragioni probabilmente, forse, la più ovvia, per quel tanto di opera d’arte
realizzata, di atmosfera artistica espressa, cioè quel senso di metafisico, che naturalmente è fin
troppo ovvio ricordare: la pittura metafisica di De Chirico.
Ecco. Ma l’Eur ti restituisce questa leggerezza, come (quella) di abitare in una dimensione di un
quadro, quindi, ha una carica, un’atmosfera liberatoria, in quanto in un quadro non esistono
leggi se non quelle estetiche, non esistono rapporti se non quelli con la solitudine o soltanto con
le cose. Quindi, questo quartiere, mi sembra vada a nutrire, a stimolare, questo senso di libertà,
di alibi: questo chè di sospeso, questo orizzonte piatto, questa improbabilità: ci sono case vuote,
case disabitate, edifici creati per fantasmi, per statue.”

Roma, quartiere Eur | 2011-2013.
Il progetto | La realizzazione.

Siamo all’interno di una città nella città [nell’idea di Marcello Piacentini, 1938, L’Eur è
programmata per essere “città del futuro”, in grado di coniugare modernità e classicità
dell’architettura romana].
L’appartamento, è un duplex dal taglio borghese, distribuito su due livelli - attico e superattico
- con una superficie interna di circa 150 mq e 100 mq esterna, progettato originariamente
dall’architetto Claudio Dall’Olio, insieme all’intero edificio, intorno al 1953.

La distribuzione degli ambienti, soprattutto a causa di superfetazioni avvenute nel tempo da
parte dei precedenti proprietari, risultava tortuosa e poco funzionale all’organizzazione degli
spazi, percorsi e servizi.

Il nuovo progetto ha previsto, dunque, una regolarizzazione degli stessi e il riposizionamento
dei servizi oltre ad un’apertura totale della zona ingresso sulla zona giorno e notte.
Il rispetto dello spazio, quanto più vicino all’originario – ove possibile – è stato “l’incìpit”,
insieme ad un segno contemporaneo che colloquiasse con l’Eur, con la storia, tramite alcune
delicate scelte progettuali e l’accentuazione di una serie di contrasti [materici e formali].

Un dialogo nel rapporto tra tempo passato e presente, spazio interno ed esterno, elementi vuoti
e pieni, materia concava e convessa, geometrie rette e curve, dettagli in luce ed ombra e
superfici in ampiezza e contrazione.

Il dialogo, tra passato e presente, inizia varcando l’ingresso della casa, sottolineato da tre
elementi: la scala, il guardaroba e l’armadio [questi ultimi arredi fissi]

1- L’elemento architettonico scala, originario degli anni ’50, è preservato e reso
contemporaneo dall’inserimento di un passamano in metallo bianco lucido ed, alla
base, uno zoccolo a filo turchese pastello [colore tipico di quegli anni], quasi ad
eseguire una sottolineatura, come accade con le parole;
2- Il guardaroba sull’ingresso, rivestito in stoffa, già presente in origine, è stato
ridimensionato nella parte bassa: la stessa, fruibile dalla cucina, utilizzata per il
contenimento della legna;
3- L’armadio incassato, anch’esso del 1950, è stato ricollocato, da un’originaria zona
centrale [che sottraeva spazio utile alla camera adiacente], in questa nuova posizione
di fine corsa-corridoio di fronte al camino;
prosegue, poi, con il quartiere Eur, con il ritmo dettato dai prospetti delle architetture, dei
colonnati, delle bucature degli edifici, all’interno del grès tagliato su disegno a piè d’opera
[rivestimento di superfici orizzontali e verticali].

Il rivestimento invade ogni parte della casa che comunica con l’esterno: l’ingresso, il camino, i
sottofinestra degli ambienti, i bagni e la cucina e – ove necessario - i relativi gradini, i terrazzi.
Già varcando la porta di ingresso dell’appartamento è evidente la presenza di un tappeto,
prosecuzione della scala, che piega ortogonalmente, diventando una seduta di sosta breve;
ritroviamo il grès, come elemento di raccordo con l’esterno nelle pareti e pavimentazioni
sottofinestra del soggiorno, suddiviso in tre aree: esse eseguono un disegno che contrae lo
spazio verso la zona centrale e lo dilata alle estremità.

Il grès è anche sul camino [perché comunica con l’esterno], asimmetrico e con doppio affaccio,
sul soggiorno e cucina che rimane separata dal corridoio tramite una porta in cristallo
trasparente a scomparsa per non celarne mail il fuoco.

Il fuoco, sempre visibile all’attraversamento di qualsiasi ambiente.

Tutto ciò si coniuga con una pavimentazione in rovere cotto e con tre finiture diverse nello
zoccolo, a seconda degli ambienti e necessità: a filo bianco opaco [quasi ovunque], a filo
turchese pastello [solo a sottolineare la scala], a sguscio lucido [dove sono state posizionate le
porte a scomparsa]. Un colloquio continuo tra linea retta e linea curva:
le linee curve ritornano [oltre alla scala], rafforzate in un bianco lucido, sugli sgusci di
raccordo: parete/parete [vedi soggiorno accesso cucina], parete/soffitto [vedi seduta ingresso
e nicchia-lampada nello studio], parete/pavimento [sguscio-zoccolo].

Il gioco nello spazio diventa elemento essenziale di progetto tra misura, integrazione e
contemporaneità.

Misura.
Un progetto mirato esclusivamente alla qualità, alla difesa di un’identità, alla integrazione. Un
intervento misurato e controllato. Un lavoro sulle superfici come fondamenta di
comunicazione.

Integrazione.
Il grès dei rivestimenti, con superficie concava e convessa, diventa un materiale tattile che
esprime identità, rivelandosi capace di coniugare storia e cultura ad integrazione delle viste
delle meravigliose architetture esterne.

Contemporaneità.
Contemporaneità data non solo da aspetti tecnologici celati, ma dalla teatralità: quest’ultima
intesa come sistema di metafore [traslate nel manufatto], come accade nella tecnica di
ribaltamento della situazione scenica attraverso piccoli gesti o parole.

Qui, al pari di gesti e parole, sono i dettagli che unendosi prendono vita, per creare il racconto.

Foto Angelo Aloisi

©2025 Nicola Auciello Architetto - Ordine degli Architetti P.P.C. di Roma sez. A  n.16392

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