Casa al Gianicolo
Credo che la fase embrionale di un progetto, ancor più di quella “operativa” sia qualcosa di molto intimo e a volte difficile da condividere per un progettista.
La condivisione e il confronto, necessari e fondamentali, sono successivi.
Dopo il primo sopralluogo e percezione di questo grande spazio, ho riflettuto su come sarebbe potuto variare, tenendo conto della natura dell’immobile e delle richieste della committenza.
Una sintesi, quasi immediata, è stata quella di riassumere l’intero intervento (prima in fase progettuale poi esecutiva) tramite alcune poetiche esternazioni di Giò Ponti, diventate indispensabili elementi di lettura di questa residenza romana:
1. “IL PAVIMENTO E’ UN TEOREMA” *
- il disegno del pavimento, a doghe differenziate, scansiona i pieni e i vuoti dei volumi costruiti diventando il tema conduttore del progetto. (“…percorrerlo sia un’avventura…non soltanto pedestre” *).
2. “LA FINESTRA E’ UNA TRASPARENZA (E’ LA VISTA, E’ LA VITA)” *
- priorità assoluta alla luce e agli affacci a tutta altezza (sia interni – vedi stanza giochi bambino - che esterni).
3. “LA STANZA E’ UN MONDO” *
- raccontare il mondo di una stanza tramite l’architettura degli interni; la cucina e il soppalco-teatro di gioco dei bambini, due mondi a confronto, specchiati, visti e riflessi l’uno nell’altro. Il mondo interno dei giochi di un bambino, visto da una parte, il mondo dei “grandi”, dall’altra.
(“Gli spettacoli spaziali dell’architettura” *)
4. “LA VOLTA E’ UN VOLO” *
- un soffitto in cristallo trasparente per eliminare ogni confine visivo per guardare oltre, per poi vedere ombre riflesse sul soffitto della stanza patronale (“…il soffitto è il coperchio della stanza: è il suo cielo” *).
5. “LA SCALA E’ UNA VORAGINE” *
- la scala che collega il 4° livello al 7° livello incassata tra tue pareti, distaccata dalle stesse (“…la scala più bella è quella con ogni andata fra muro e muro. Chiusa. Vedi una rampa alla volta e non sai dove finisce. Potrebbe non finire mai. Può essere di gradini scuri e pareti chiare” *).
2007: inizio del progetto di questo spazio residenziale in Roma che prevedeva la fusione di tre appartamenti disposti su 4 livelli differenti di quota e ulteriori due locali - oggi adibiti a spazi lavanderia servizio - al piano seminterrato.
E’ un’abitazione destinata ad una coppia con figli e molti interessi per l’arte oltre ad uno stile di vita rivolto alla convivialità.
Lo studio in sezione, ancor prima di quello in planimetria, è stato fondamentale per distribuire gli spazi sui diversi livelli di quota imposti, oltre a rispondere alle diverse richieste funzionali della committenza.
L’appartamento, infatti, si caratterizza per la disposizione su sette livelli di quota: sei le quote imposte dalla preesistenza, la settima (il grande soppalco), invece, creata, in fase progettuale.
Circa un terzo del grande appartamento (250 mq circa) è stato destinato alla zona giorno, living e cucina, con affaccio e accesso diretto al giardino privato; il soppalco (in legno e ferro), realizzato su disegno, attraversa in maniera longitudinale i due ambienti; la ringhiera del soppalco è il prolungamento in sezione dei pieni e vuoti della zona living, mentre il disegno della pavimentazione, a grandi doghe differenziate ai fini della scansione dei volumi, li proietta a terra (pianta), rafforzando il senso di sconfinamento tra un livello e l’altro.
Il soppalco con funzione di zona relax-lettura nella prima parte, si trasforma poi in “spazio gioco bambino” (con accesso dalla camera) nell’ambiente cucina, schermato dalla grande parete di cristallo temperato trasparente. La cucina e lo “spazio gioco bambino” in questo modo interagiscono, si guardano e si lasciano guardare. Entrambi spazi conviviali e “teatro di giochi”: i fornelli e l’arte del cucinare da una parte, dall’altra la leggerezza, l’allegria e l’inventiva del bambino. La sera, come in un teatro, il sipario (un telo utilizzato per oscurare il vetro) si chiuderà.
Ricorrono nuovamente nel soffitto del bagno della camera padronale le lastre in cristallo temperato trasparente, questa volta con andamento orizzontale,: infatti risultano funzionali allo spazio, lasciandosi attraversare dall’illuminazione naturale oltre a fungere da piano-diaframma, quasi immateriale ed invisibile, sul quale ci si può “reinventare” di volta in volta, creando un gioco di ombre proiettate sul soffitto della camera quasi a creare un cielo stellato.
Ulteriore elemento del progetto è il lungo setto di diciassette metri che interseca i tre livelli di quota e percorrendoli, ridisegna gli spazi restituendo agli stessi nuova funzione:
- suddivisione living – cucina | spazio living;
- corridoio di distribuzione | spazio notte;
- divisione camera patronale dal bagno | spazio notte;
La stessa parete ha un’altezza di cinque metri nello spazio living, per poi diminuire gradualmente, tramite i salti di quota, nello spazio corridoio di distribuzione e nella camera patronale. L’altezza delle porte filo muro è stata pareggiata in modo di avere un allineamento superiore costante.
I gradini delle scale fisse, relativi ai salti di quota, sono in cemento resinato color grigio, apparentemente distaccati dalle pareti (con asole di 2cm x 2cm in altezza e profondità).
I pochi materiali, avendo lavorato per progressive sottrazioni e semplificazioni, hanno conferito un tono discreto all’intero intervento: doghe di quercia massiccia, cemento e resina per le scale, resina anche per il rivestimento delle pareti dei bagni con inserti in pietra. Poche le tonalità cromatiche, poiché in questo intervento gli unici colori sono quelli dei materiali stessi: il bianco (delle pareti tinteggiate con smalti opachi e della stessa luce naturale e artificiale), il marrone-grigio della quercia, il grigio (della pietra cucina).